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Il “mantello dell’invisibilità” diviene realtà
Gli scienziati hanno fatto un passo avanti verso la creazione di un dispositivo di occultamento (viene in mente Star Trek)
dopo aver fatto scomparire un oggetto visibile per la prima volta nella storia.
In passato i ricercatori erano stati in grado di “occultare” solamente oggetti microscopici con dei processi fisici estremamente complicati e con i cosiddetti meta-materiali che vengono prodotti su piccolissima scala.
Un nuovo studio dell’Università di Birmingham, però, ha fatto un passo enorme in avanti rendendo invisibile una graffetta – cioè un oggetto migliaia di volte più grande degli esperimenti precedenti. La ricerca ha dato esito positivo grazie a dei naturali cristalli di calcite, che hanno una straordinaria capacità di piegare la luce.
Utilizzando questi cristalli su un oggetto essi fanno “rimbalzare” la luce intorno ad esso rendendolo totalmente invisibile a occhio nudo.
Il Dr Zhang Shuang, un fisico e capo ricercatore presso l’Università di Birmingham, ha dichiarato:”Questo è un enorme passo avanti,per la prima volta, l’area “occultata” è abbastanza grande da essere visibile ad occhio nudo”
“Utilizzando i cristalli naturali per la prima volta, piuttosto che dei meta materiali artificiali, siamo stati in grado di aumentare le dimensioni dell’occultamento e perciò nascondere oggetti di grandi dimensioni, migliaia di volte più grandi della lunghezza dell’onda della luce. ”
La nuova tecnica è limitata solo dalla dimensione dei cristalli. I cristalli di calcite possono essere lunghi fino a 6,4 metri misura sufficiente per essere utilizzati su una vettura o su un veicolo militare.
Può anche essere possibile produrre cristalli con qualità simili.
Il Dr Zhang continua: “Gli occultamenti precedenti sono riusciti a livello di micron – molto più piccoli dello spessore di un capello umano utilizzando materiali artificiali.”
“Noi crediamo che utilizzando la calcite, possiamo iniziare a sviluppare l’occultamento a dimensioni significative, il che apre la strade a future applicazioni per i dispositivi di occultamento”.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature Communications.